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Allarme consumo di soia

Allarme consumo di soia
Allarme consumo di soia

Secondo il WWF la rapida crescita della domanda di soia destinata all’alimentazione animale è un fattore chiave che sta causando la distruzione di significative porzioni di foreste, savane e praterie, tra cui l’Amazzonia, il Cerrado, la Foresta Atlantica, la Foresta Chaco e Chiquitano che coprono la maggior parte di Brasile, Argentina, Bolivia e Paraguay e le praterie del Nord America (oltre il 90% della produzione di soia avviene in soli sei paesi – Brasile, Stati Uniti, Argentina, Cina, India e Paraguay – e si assiste a una rapida espansione in Uruguay e Bolivia) e sta aumentando la vulnerabilità di specie come il giaguaro, il formichiere gigante, l’armadillo e l’ara macao.

Ebbene sì, consumiamo troppa soia, destinata soprattutto a diventare mangime per maiali e polli, oppure negli alimenti trasformati (il problema non è certo la produzione di tofu o salsa). Circa i tre quarti delle 270 milioni di tonnellate di soia prodotte nel 2012 sono stati destinati ai mangimi animali, quindi il problema diventa particolarmente rilevante per le aziende che producono e vendono carne e alimenti per animali.
Il dossier WWF “La crescita del consumo di soia: Impatti e Soluzioni” http://assets.panda.org/downloads/wwf_soy_report_final_jan_10.pdf evidenzia come e perché la superficie dedicata alla coltivazione della soia sia aumentata di 10 volte negli ultimi 50 anni e si preveda un ulteriore raddoppio entro il 2050. Un’espansione avvenuta in gran parte direttamente a scapito delle aree naturali oppure indirettamente, costringendo le attività agricole o pastorali a spostarsi in quelle stesse aree.
Il WWF sostiene che è possibile ridurre notevolmente gli impatti negativi della soia con un’azione decisa da parte dei governi e una spinta concertata verso la sostenibilità ambientale e sociale lungo tutta la catena di produzione della soia, ma è necessario il sostegno di finanziatori e consumatori per raggiungere questo obiettivo.
Le misure evidenziate nella relazione comprendono una migliore pianificazione dell’uso del suolo, la tutela delle aree naturali vulnerabili e di valore, un processo di certificazione quale quello proposto dalla Roundtable on Responsible Soy (Tavola Rotonda sulla Soia Responsabile, RTRS), migliori pratiche agricole e la riduzione di scarti e rifiuti.
Nei Paesi sviluppati, sostiene il Wwf, i consumatori possono contribuire a contenere la domanda di soia riducendo il proprio consumo di proteine animali in base alle raccomandazioni governative sulla salute (recenti ricerche nei Paesi Bassi hanno rilevato come in media vengano consumati 575 grammi di soia per produrre un chilo di carne di pollo) e riducendo gli sprechi alimentari.

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