Dal 1 ottobre 2017 al 14 gennaio 2018 al Labirinto della Masone protagonista Javier Marín, noto scultore messicano.
L’esposizione – intitolata DAIDALOS – accentua il legame fra la cultura messicana e Franco Maria Ricci, un legame che nel corso degli anni ha dato innumerevoli frutti, dal recente volume Tesoro Mexicano (attualmente in concorso in Messico come miglior libro dell’anno nel campo dell’antropologia e della storia) alla mostra Sergio Hernández: Tres Pasiones, dedicata al famoso artista di Oaxaca.
Le sculture di Marín sono state ammirate in decine di mostre personali in importanti musei europei e americani. In Italia sono state viste a Milano, a Roma e a Torino, mentre Pietrasanta è stata scenario di un’esposizione memorabile, costituita da creazioni monumentali. A partire da settembre, una scelta delle opere più significative dell’artista messicano occuperà gli spazi del Labirinto della Masone. Esse permetteranno al pubblico di apprezzare il lavoro di uno scultore ancora giovane (n. 1962) ma che ha già raggiunto una straordinaria compiutezza tecnica e stilistica, senza per altro perdere il gusto della ricerca di un’espressione sempre nuova.
Al Labirinto avverrà un imprevedibile scambio tra le architetture d’ispirazione neoclassica del complesso della Masone e le creazioni plastiche, in bronzo, terracotta ed altro, partorite dall’immaginazione e dalla manualità di Marín. Uno svettante cavaliere in bronzo, alto più di sette metri, accoglierà i visitatori all’ingresso, mentre nella corte centrale spiccherà la meravigliosa Cabeza Roja, una monumentale testa femminile che mette in luce l’attenzione di Marín nei confronti del corpo umano, reale e metaforico.
La ricerca artistica di Marín ruota attorno all’uomo, attraverso l’approfondimento delle possibilità espressive di materie diverse. Come un moderno Dedalo (da qui il titolo della mostra), da vita con le mani a corpi o oggetti previamente elaborati nella sua fucina mentale. Ogni creazione rappresenta la messa in opera di un progetto, ed è per questo che per Marín il processo è ancor più importante del prodotto. A ragione o a torto si è detto che il punto di partenza di Marín è l’arte barocca messicana: da lì sembra trarre le pose esasperate, la sensualità e il dinamismo che caratterizza ogni suo lavoro.
L’esposizione sarà corredata da un’agile Guida alla mostra, edita da Franco Maria Ricci e firmata da Giorgio Antei. La manifestazione si realizzerà grazie alla collaborazione dell’Autore, della Galleria Terreno Baldío (Messico) e della Galleria Barbara Paci.
Javier Marín è nato a Uruapan (Messico) nel 1962. Ha studiato dal 1980 al 1983 presso la Scuola Nazionale di Arti Visive (Accademia di San Carlo) dell’Università Nazionale Autonoma del Messico. Formatosi all’inizio come pittore ed incisore, ha poi spostato la sua indagine artistica verso la scultura in terracotta, resina e bronzo. Ha iniziato a esporre nel 1983 e la sua prima mostra personale risale al 1986. cominciato a partecipare ad esposizioni collettive mentre è di tre anni più tarda la sua prima personale. Sue opere si trovano in numerose collezioni pubbliche e private, dal Museo de Arte Moderno di Città del Messico al Museum of Fine Arts di Boston al Santa Barbara Museum of Art, a Los Angeles. Ha esposto in spazi pubblici di grande prestigio, quali il Museo d’Arte Contemporanea di Roma, i Musées royaux des Beaux-Arts de Belgique a Bruxelles e il Museo del Palacio de Bellas Artes a Città del Messico. Ha inoltre partecipato a appuntamenti internazionali di grande rilievo come la 50° Biennale di Venezia nel 2003. Per inciso, Marín è il premiato artefice del “Retablo de Zacatecas”, una gigantesca pala d’altare lignea, unica nel suo genere, che si erge nella cattedrale di Zacatecas, patrimonio mondiale dell’UNESCO.
La mostra è aperta tutti i giorni, tranne il martedì, dalle 10.30 alle 19.
L’accesso è incluso nel biglietto d’ingresso del Labirinto della Masone (intero € 18, riduzioni indicate sul sito)- Strada Masone 121 a Fontanellato (PR) – che comprende anche l’accesso al labirinto di bambù e alla collezione permanente di Franco Maria Ricci.