Con misure a portata di mano, come la proroga delle detrazioni fiscali del 65% e l’eliminazione delle penalizzazioni tariffarie per le tecnologie elettriche ad alta efficienza (convergenza a tariffa D1), i benefici ambientali e sanitari della diffusione delle pompe di calore elettriche per il riscaldamento delle abitazioni potrebbero ammontare complessivamente a 1,7 miliardi di euro nel periodo 2014-2020, realizzando almeno in parte l’enorme potenziale di riduzione dei costi sociali dell’inquinamento atmosferico di questa tecnologia ad alta efficienza energetica, valutato in circa 5 miliardi di euro entro il 2020: è quanto emerge da uno studio sul valore economico del merito ambientale delle pompe di calore elettriche, realizzato dalla società di ricerca e consulenza economica ECBA Project, specializzata nell’analisi costi-benefici e nella valutazione delle esternalità ambientali.
Lo studio è stato presentato il 30 gennaio a Roma, al Convegno “Elettricità futura. Crescita sostenibile e sviluppo del settore elettrico”, organizzato da Assoelettrica per promuovere il dibattito sul valore economico e sociale del vettore elettrico attraverso il suo contributo decisivo all’efficienza energetica e alla compatibilità ambientale delle innovazioni tecnologiche.
Lo studio ha analizzato i costi esterni indirettamente generati dalle pompe di calore elettriche attraverso le emissioni in atmosfera dovute alla produzione dell’elettricità necessaria per il loro funzionamento, e li ha confrontati con i costi esterni ambientali e sanitari provocati dalle emissioni degli impianti di riscaldamento convenzionali, che potrebbero essere sostituiti dalle pompe di calore nei due segmenti di mercato delle ristrutturazioni edilizie e delle semplici sostituzioni di caldaie.
Il confronto ambientale si è ispirato a criteri di realtà, utilizzando i dati del bilancio elettrico e altri dati del contesto nazionale, come il mix di fonti energetiche primarie utilizzate nel riscaldamento residenziale, così costituito: 72% gas naturale, 14% biomasse, 8% gasolio e 6% GPL (altre fonti hanno un’incidenza residuale).
Tali dati sono stati poi utilizzati per stimare i benefici ambientali netti al 2020 delle pompe di calore in sostituzione di impianti convenzionali secondo tre diversi scenari di diffusione: inerziale, con misure di sostegno e di massimo potenziale.
Nello scenario con misure di sostegno i benefici ambientali cresceranno in relazione all’utilizzo delle pompe di calore annualmente installate, passando dai 57 milioni di euro di quest’anno ai 436 milioni di euro nel 2020, con un beneficio ambientale cumulato sul periodo 2014-2020 che ammonta a circa 1,7 miliardi di euro, e che continuerà a crescere anche dopo il 2020.
A parità di energia termica resa, il costo esterno specifico degli impianti di riscaldamento è risultato pari a 23,3 euro/MWhth nel 2014, ovvero 5 volte superiore a quello delle pompe di calore elettriche “di riferimento” (4,6 euro/MWhth). Questo significa che il valore medio economico del merito ambientale delle pompe di calore elettriche rispetto agli impianti di riscaldamento a combustione è di 18,7 euro/MWh termico, con un risparmio nei costi ambientali e sanitari dell’80%.
Ipotizzando il fabbisogno termico di un appartamento “elementare” di 115 mq situato in zona climatica D, intermedia per l’Italia (carico termico annuo 13,8 MWhth), il beneficio ambientale annuo è valutabile in circa 258-282 euro per appartamento e quello nell’arco della vita tecnica della pompa di calore di riferimento (15 anni) in circa 4.000 euro. Cifre a cui corrispondono non solo minori emissioni di gas ad effetto serra ma soprattutto minori costi sanitari associati alle emissioni inquinanti degli impianti di riscaldamento. Il settore del riscaldamento residenziale, infatti, è inevitabilmente soggetto a normative relativamente meno severe e a modalità di gestione meno sistematiche rispetto alle centrali elettriche; inoltre, è caratterizzato da una maggior prossimità e numerosità della popolazione esposta alle fonti di emissione.
“La principale innovazione della metodologia di analisi impiegata nello studio, basata sulla monetizzazione dei maggiori rischi sanitari e ambientali associati alle emissioni in atmosfera,” spiega Andrea Molocchi, partner di ECBA Project, “è di consentire confronti complessi di convenienza ambientale, fornendo informazioni più complete rispetto a quelle oggi ottenibili impiegando metodologie come l’analisi energetica o l’analisi multi-criterio delle emissioni. Nel caso delle pompe di calore abbiamo riscontrato un significativo divario di risultato fra la metodologia dei costi esterni e l’analisi energetica, pari al 300%. La valutazione dei costi esterni è particolarmente utile per le tecnologie ad alta efficienza energetica basate sul vettore elettrico, perché consente di effettuare un confronto ambientale equilibrato con le tecnologie non elettrificate, non limitato agli impatti ambientali diretti, bensì esteso agli impatti delle modalità di produzione dell’energia elettrica e all’efficienza del suo trasporto fino al consumo finale, e questo secondo regole di confronto il più possibile omogenee”.
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