E’ di domenica scorsa – nel corso dell’Angelus – l’anticipazione di Papa Francesco relativa all’enciclica su clima e ambiente.
“Giovedì prossimo – aveva detto – sarà pubblicata una lettera enciclica sulla Cura del Creato: invito ad accompagnare questo avvenimento con una rinnovata attenzione alle situazioni di degrado ambientale ma anche di recupero dei propri territori. Questa enciclica è rivolta a tutti: preghiamo perché tutti possano ricevere il suo messaggio e crescere nella responsabilità verso la casa comune che Dio ci ha dato a tutti”.
Nell’attesa, l’Espresso ha violato l’embargo e già ieri ha pubblicato il testo. Duecento pagine tra introduzione, sei capitoli e due preghiere conclusive, con l’incipit ripreso dal cantico delle creature di san Francesco d’Assisi: “Laudato si’, mi’ Signore”.
“È stato pubblicato – ha dichiarato il direttore della sala stampa padre Federico Lombardi – il testo italiano di una bozza dell’enciclica del Papa Laudato si’. Si fa presente che non si tratta del testo finale e che la regola dell’Embargo rimane in vigore. Si invita a rispettare la correttezza giornalistica che richiede di attendere la pubblicazione ufficiale del testo finale.”
Nell’enciclica si legge che “un vero approccio ecologico diventa sempre un approccio sociale e deve integrare la giustizia nelle discussioni sull’ambiente, per ascoltare tanto il grido della Terra quanto il grido dei poveri”. Bergoglio elenca i guasti della “crisi ecologica”: riscaldamento globale, cambiamento climatico, inquinamento, innalzamento dei mari, impoverimento della biodiversità, distribuzione iniqua del cibo, la carenza e il diritto di tutti all’acqua. Denuncia “l’iniquità” planetaria: “il debito estero dei Paesi poveri si è trasformato in uno strumento di controllo” ma “non accade la stessa cosa” per lo sfruttamento delle risorse, quello sì “un vero debito ecologico soprattutto tra Nord e Sud del mondo”. Lamenta la “debolezza” della politica internazionale: “È indispensabile creare un sistema normativo che includa limiti inviolabili e assicuri la protezione degli ecosistemi, prima che le nuove forme di potere derivate dal paradigma tecno-economico finiscano per distruggere non solo la politica ma anche libertà e giustizia”. Infine osserva come sia “prevedibile che, di fronte all’esaurimento di alcune risorse, si vada creando uno scenario favorevole per nuove guerre”.
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