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L’ambiente nel primo rapporto sul Benessere Equo e Sostenibile

NATURA
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Il Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro (Cnel) e l’Istituto nazionale di statistica (Istat) hanno presentato i risultati del primo rapporto sul “Benessere Equo e Sostenibile (Bes)” nel nostro paese. Al risultato finale si è arrivati dopo un’ampia consultazione volta ad individuare un insieme condiviso di indicatori, tali da diventare uno strumento di valutazione per il futuro, “per monitorare le condizioni economiche, sociali e ambientali in cui viviamo, informare i cittadini e indirizzare le decisioni politiche e quelle individuali”.
Analizzati vari aspetti, le “12 dimensioni del benessere”: salute, istruzione e formazione, lavoro e conciliazione dei tempi di vita, benessere economico, relazioni sociali, politica e istituzioni, sicurezza, benessere soggettivo, paesaggio e patrimonio culturale, ambiente, ricerca e innovazione, qualità dei servizi.

Riguardo all’ambiente, partendo dal presupposto che, per garantire e incrementare il benessere attuale e futuro delle persone è essenziale ricercare la soddisfazione dei bisogni umani promuovendo attività di sviluppo che non compromettano le condizioni e gli equilibri degli ecosistemi naturali, si segnalano delle criticità, insieme a qualche segnale positivo.
Qualità del suolo e del territorio, se da un lato aumenta la disponibilità di verde urbano (rispetto al 2000, nei capoluoghi di provincia sono fruibili 3,1 metri quadrati in più per ogni abitante) e delle aree protette, dall’altro il dissesto idrogeologico rappresenta ancora un grave rischio naturale distribuito su tutto il territorio nazionale. A questo va aggiunto il rischio per la salute e per l’ambiente naturale dovuto all’inquinamento presente in diverse aree del nostro Paese, le quali devono essere sottoposte ad azioni di messa in sicurezza e risanamento. A riguardo sono stati definiti 57 siti di interesse nazionale da bonificare, per un totale di 545 mila ettari, ossia l’1,8% del territorio nazionale.
Acqua e la qualità dell’aria: i consumi di acqua potabile, 253 litri per abitante al giorno nel 2008, sono in linea con quelli europei e si mantengono in media pressoché costanti dal 1999, ma permane una dispersione del 32% dovuta a inefficienze delle reti di distribuzione.
Nel 2011, il numero di giorni di superamento del livello di PM10, cioè di micro particelle inquinanti nell’atmosfera delle maggiori città italiane, si è attestato a 54,4 giorni, in aumento rispetto ai 44,6 del 2010, con conseguenze negative per la protezione della salute umana.
Aumentano i consumi di energia da fonti rinnovabili, dal 15,5% del 2004 al 23,8% del 2011, un livello superiore alla media Ue27 (19,9%). In diminuzione risulta il consumo di risorse materiali interne, anche se è troppo presto per parlare di una tendenza alla “dematerializzazione” dell’economia italiana. L’andamento delle emissioni antropiche di gas climalteranti, derivanti dalle attività produttive e dai consumi finali delle famiglie, è in diminuzione: da 10 tonnellate di CO2-equivalente per abitante del 2003-2004 si è scesi a poco più di otto del 2009, anno nel quale anche la crisi economica ha influito sulla riduzione del fenomeno.
Tutte le informazioni statistiche e metodologiche elaborate nel corso del progetto sono disponibili sul sito www.misuredelbenessere.it.

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