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L’ambiente urbano secondo Ispra

Bologna
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Presentato il Rapporto ISPRA sulla Qualità dell’Ambiente Urbano 2014, giunto alla sua decima edizione, che prende in esame la situazione delle 73 città, comuni capoluoghi di provincia con popolazione superiore ai 50.000 abitanti e tutti i capoluoghi di regione.
Nelle aree urbane prese in considerazione nell’indagine, dal 2000 al 2012, le emissioni di PM10 risultano quasi sempre in diminuzione, con una riduzione complessiva del 37% (tranne nel caso di alcune città più piccole per le quali il crescente consumo di biomassa legnosa per il riscaldamento ne ha determinato un incremento complessivo). Alle riduzioni riscontrate nel settore trasporti e industriale, infatti, si aggiunge l’aumento del 47% dovuto al riscaldamento. Per quanto riguarda le emissioni di ossidi di zolfo, significativo è l’apporto del trasporto marittimo nazionale che vede una riduzione delle emissioni del 66%, nello stesso periodo, mentre quelle dovute al trasporto marittimo internazionale aumentano del 33% rappresentando, nel 2012, ormai il 36% del totale delle emissioni nazionali di ossidi di zolfo contro il 9% del 2000.

Nonostante queste importanti diminuzioni delle emissioni, i livelli di PM10 continuano ad essere troppo elevati.
In linea generale, il quadro che emerge è di una popolazione in aumento nelle province a scapito delle città: un calo dello 0,8% nei capoluogo contro un aumento del 6,2% nelle rispettive province (fonte ISTAT 2001-2011). Singolare il caso di Roma dove si assiste ad un +2,8% del capoluogo contro un +19,6% dei comuni della provincia. In controtendenza Matera (+3,5) e Reggio Calabria (+0,3%) che
continuano a mantenere un ruolo di attrazione rispetto alla provincia (rispettivamente -4,2% e -3,6%).
Diminuiscono anche gli spostamenti, compresi quelli di prossimità. Nonostante il depauperamento delle città, gli Italiani, per quanto attiene ai trasporti, sono ancora lontani da uno shift modale: la tendenza a preferire il trasporto pubblico non è sostenuta da un’adeguata offerta di mobilità pubblica.
Nel 2012 la disponibilità di mezzi si attesta, infatti, tra le 5 e le 10 vetture per 10.000 abitanti in oltre il 50% del campione delle 73 città). In particolare, cala l’offerta, di autobus, tra il 2008-2012 soprattutto a Siracusa (-75,4%), Napoli(-54,7%) e Ragusa (-41,1%). Nonostante una maggiore dichiarata propensione a usare il TPL, si riduce anche l’utilizzo di trasporto pubblico locale: in oltre il 76% delle città tra il 2008 e il 2013 si è verificata una riduzione del numero dei passeggeri trasportati. Infine, anche se migliora il sistema di metropolitane, l’auto privata detiene ancora il primato.
Sempre in ambito trasporti, torna ai minimi storici del 2009 il trasporto marittimo: a causa della crisi globale diminuisce sia il volume totale di merci movimentato nei 20 porti in esame, sia il numero dei passeggeri trasportati che, dal 2012 ad oggi, si riduce progressivamente raggiungendo il valore minimo degli ultimi anni con quasi 33 milioni di passeggeri (-9,9% rispetto al 2011).
L’andamento del parco auto a gasolio delle 73 città in esame segue il trend nazionale che a fronte della diminuzione generale del parco auto totale, risulta, nel 2013, in leggero aumento (+1,3%) rispetto all’anno precedente.
Altro indicatore significativo della pressione che il settore produttivo esercita sull’ambiente è il tasso di crescita delle imprese: in Italia nel 2013 nascono 384.483 nuove imprese, circa 600 in più rispetto al 2012, crescita che però non compensa il calo subito negli anni precedenti (-11,8% rispetto al 2007) e il numero delle attività cessate nello stesso periodo, passato da 364.972 del 2012 a 371.802 del 2013.
Situazione sempre più drammatica per quanto riguarda la quantità di suolo consumato: tra le città esaminate le più alte percentuali di consumo si trovano a Napoli e Milano, con valori superiori al 60%, e a Torino e Pescara con oltre il 50%. Superano il 40% Bergamo, Brescia, Monza e Padova. Tra i comuni del Sud, Bari e Palermo si attestano intorno al 40%, mentre negli altri si rilevano percentuali inferiori al 30%. Tra i comuni con estensione territoriale molto ampia, invece, i valori assoluti più alti si riscontrano a Roma con oltre 33.000 ettari ormai persi e Milano (11.000 ettari).
L’area totale a rischio, nelle 45 città attraversate da faglie capaci, è pari a circa 244 , corrispondente a circa il 2,5% del territorio analizzato. La pericolosità da fagliazione superficiale è assai rilevante a Reggio Calabria, Messina, Catanzaro e Cosenza; è rilevante a L’Aquila, Siracusa, Ragusa e Benevento e non trascurabile a Trieste, Udine e Perugia, mentre è poco rilevante nelle altre 34 città. Ancora, in totale sono state censite oltre 14.000 frane per un’area complessiva in frana pari a quasi 390 . Potenza,
Matera, Trento, Genova, Ancona, L’Aquila e Perugia presentano i valori più elevati sul territorio comunale, mentre i comuni che ricadono prevalentemente in aree di pianura presentano un dissesto da frana molto basso. La stima della popolazione esposta supera i 3.000 abitanti a Genova, Trento, Perugia, Ancona, Potenza, Catanzaro, Reggio Calabria e Messina.

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