All’inizio di ottobre Coldiretti aveva segnalato “la grave situazione venutasi a creare a Pordenone a seguito della illegittima messa a coltura di mais Ogm”.
Si legge nella nota inviata a suo tempo al Ministro dell’Ambiente Andrea Orlando da Stefano Masini, in veste di coordinatore della task force per una Italia libera da ogm e responsabile ambiente della Coldiretti: “Nonostante il decreto del Ministero della Salute 12 luglio 2013, adottato con il tuo decreto, la Regione Friuli Venezia Giulia ha stabilito, con propria ordinanza, una diversa disciplina inerente alla raccolta del mais senza tener conto del divieto, con ciò escludendo che la fase della raccolta debba intendersi necessariamente quale esito dell’attività di coltivazione.”
“Oltre a prendere conoscenza dell’avvenuta commercializzazione del materiale vegetale frutto dell’attività non consentita di coltivazione, nuove preoccupazioni sono, peraltro, riferite alle notizie sulla contaminazione di campi e colture confinanti all’area interessata segnalate dal Corpo Forestale dello Stato incaricato del monitoraggio ambientale”. Coldiretti chiedeva poi di essere messa a conoscenza dei provvedimenti che il Ministro “ intende assumere non solo al fine di assicurare l’osservanza delle misure di emergenza già impartite, quanto a salvaguardia della biodiversità regionale anche tenuto conto che, da parte della Regione, si contesta l’applicazione del decreto in forza di una pretesa omissione di sanzioni che, a nostro avviso, possono essere facilmente rintracciate nell’ordinamento penale.”
Ora Coldiretti si rivolge anche al presidente della Regione Debora Serracchiani per segnalare che “nessun varco poteva aprirsi al divieto, esteso per diciotto mesi, di messa a coltura della varietà di mais MON810 nell’intero territorio dello Stato”.
“Non è, però, con la lente di ingrandimento del diritto – osserva la task force – che l’equivoco possa essere risolto, soprattutto quando grava la responsabilità di dare sollecito e precise risposte alle istanze economiche e ambientali che il non Governo degli esperimenti messi a punto nella Sua regione hanno sollevato con pregiudizio del valore dell’intero patrimonio e dell’identità del patrimonio agroalimentare non solo regionale”.
“Perché redigere un’ordinanza di autorizzazione alla raccolta di mais – chiede la coalizione per una Italia libera da Ogm – senza neppure citare la decisione del Governo e tenerla nascosta o, ancora, perché non discutere dell’adozione di eventuali regole di coesistenza all’interno del tavolo aperto a tutte le associazioni secondo quanto previsto dalla legge regionale in materia? Non ritiene che sottrarsi al confronto e rispondere alle domande che molti cittadini e associazioni continuano a porsi intorno ai rischi di contaminazione, possa essere interpretato come una rinuncia all’ impegno civile di agire per il bene comune, o addirittura essere ricondotto a quel sipario oscuro che copre, da sempre, il tentativo di liberalizzare l’impiego degli ogm al riparo da regole di etichettatura, tracciabilità, tutela della biodiversità?”
“Per quanto ci riguarda – conclude la task force – confidiamo che, alla fine, non prevalgano comportamenti provocatori o irresponsabili ma, in ragione di ciò, le chiediamo di condividere un percorso comune e coordinato con i ministri che hanno adottato il decreto, con gli enti di ricerca che ne hanno motivato la valutazione di rischio e con il Corpo forestale dello Stato che ha già anticipato l’avvenuta contaminazione in campo”.