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Rapporto Bes 2016: il benessere equo e sostenibile in Italia

Giunto alla quarta edizione, il Rapporto Bes offre un quadro integrato dei principali fenomeni economici, sociali e ambientali che caratterizzano il nostro Paese, attraverso l'analisi di un ampio set di indicatori suddivisi in 12 domini.

L’Istat ha diffuso la quarta edizione del Rapporto Bes, Rapporto sul Benessere equo e sostenibile, che offre un quadro integrato dei principali fenomeni economici, sociali e ambientali che caratterizzano il nostro Paese, attraverso l’analisi di un ampio set di indicatori suddivisi in 12 domini: Salute, Sicurezza, Istruzione e formazione, Benessere soggettivo, Lavoro e conciliazione dei tempi di vita, Paesaggio e patrimonio culturale, Benessere economico, Ambiente, Relazioni sociali, Ricerca e innovazione, Politica e istituzioni, Qualità dei servizi.

Quest’anno il Rapporto Bes si lega a due importanti novità: l’inclusione degli indicatori di benessere equo e sostenibile tra gli strumenti di programmazione e valutazione della politica economica nazionale, come previsto dalla riforma della Legge di bilancio, entrata in vigore nel settembre 2016; l’approvazione da parte delle Nazioni Unite dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile e dei 17 obiettivi (SDGs nell’acronimo inglese), con i quali vengono delineate a livello mondiale le direttrici dello sviluppo sostenibile dei prossimi anni.
Le misure del BES sono state implementate e sviluppate dall’Istat a partire dal 2010, a valle di un ampio e articolato dibattito che ha coinvolto istituzioni, mondo della ricerca e organismi della società civile sul tema della misurazione del benessere individuale e sociale.
Il quadro di misurazioni che ne è scaturito è orientato a supportare il dibattito pubblico e le scelte di policy, obiettivo rafforzato dalla nuova legge di bilancio, che prevede esplicitamente di misurare l’efficacia delle politiche pubbliche anche attraverso i loro effetti sugli indicatori di benessere. Insieme all’edizione 2016 del Rapporto l’Istat avvia inoltre la diffusione di un primo sottoinsieme di indicatori sullo sviluppo sostenibile (SDGs), che è parte integrante di una più ampia lista approvata dall’assemblea delle Nazioni Unite all’interno dell’Agenda 2030.
Nel periodo 2015-16 gli indicatori compositi danno segnali di miglioramento, rispetto al 2013, per quanto riguarda soddisfazione per la vita, occupazione, istruzione, salute e ambiente; una sostanziale stabilità si rileva per condizioni economiche minime, qualità del lavoro, relazioni sociali e reddito. Dal confronto con la situazione relativa al 2010 emergono trend positivi per salute, ambiente, istruzione e un recupero completo per l’occupazione; livelli lievemente inferiori si registrano per reddito, relazioni sociali e soddisfazione per la vita. I divari sono invece ancora rilevanti per condizioni economiche minime e qualità del lavoro. Il quadro che emerge rispetto al 2013 è quindi di miglioramento o stabilità per tutte le componenti del benessere; il recupero è invece ancora parziale se il termine di confronto è il 2010.
Nei territori gli indicatori compositi hanno avuto evoluzioni in linea con quelle nazionali ma l’intensità è stata diversa. Il Nord e il Centro registrano un miglioramento per ambiente, salute e istruzione nell’ultimo anno negli altri domini si è tornati vicini ai livelli del 2010, ad eccezione della qualità del lavoro. Nel Mezzogiorno permangono forti divari rispetto al 2010 per condizioni economiche minime, qualità del lavoro e soddisfazione per la vita, mentre si rilevano miglioramenti in tutti i domini nel confronto con il 2013.
Da segnalare in particolare l’arresto dell’aumento della vita media, anche se l’Italia continua ad essere uno dei Paesi più longevi d’Europa.
Sul fronte ambientale, fra il 2014 e il 2015 scende visibilmente la quota di consumi energetici coperti da fonti rinnovabili, passando dal 37,3% al 33,1%. Tuttavia il valore dell’indicatore è più che raddoppiato negli ultimi dieci anni (era il 15,5% nel 2004). In calo costante le emissioni, passate nel periodo 2004-2014 da 10,3 a 7,0 tonnellate di CO2 equivalente per abitante.
Prosegue il miglioramento dei livelli di istruzione della popolazione e della partecipazione al processo formativo, fatta eccezione per la formazione continua che invece registra un calo.
Tra il 2004 e il 2015 sono cresciute sia la quota di persone tra i 25 e i 64 anni in possesso almeno di un diploma superiore (al 59,9%, oltre 11 punti percentuali in più) sia quella delle persone tra i 30 e i 34 anni con un titolo universitario (al 25,3%, quasi 10 punti percentuali in più), mentre è calato di circa 8 punti percentuali il tasso di abbandono del sistema formativo (stimato al 14,7% nel 2015), anche se rimane alto per gli studenti nati all’estero (31,3 %).
Nel 2015 proseguono i segnali di ripresa dell’occupazione. Il tasso di occupazione dei 20-64enni è tornato a superare la quota del 60% (+0,6 punti rispetto al 2014), pur mantenendosi ancora lontano dai livelli pre-crisi (62,8% nel 2008). Non diminuisce il divario con l’Unione europea dove, in media, il tasso di occupazione è cresciuto di 8 decimi di punto per il secondo anno consecutivo, recuperando quasi del tutto i livelli del 2008. Torna a crescere, restando tra i più alti d’Europa, anche il divario di genere nella partecipazione al mercato del lavoro (da 19,4 punti percentuali nel 2014 a 20 nel 2015), in diminuzione negli anni della crisi a seguito della maggiore caduta dell’occupazione nei comparti a prevalenza maschile.
In merito al benessere economico, la moderata crescita del reddito disponibile pro-capite (+1% rispetto al 2014) e del potere d’acquisto (+0,9%), cui ha contribuito la frenata della dinamica inflazionistica, ha favorito, nel biennio 2014-15, un recupero della spesa pro-capite per consumi (+1,6%), mentre la propensione al risparmio è rimasta inferiore a quella del periodo pre-crisi. Il recupero di fiducia delle famiglie si associa alla diminuzione delle persone che vivono in famiglie che arrivano a fine mese con grandi difficoltà (da 17,9% nel 2014 a 15,4% nel 2015). Si riduce anche la quota di famiglie in condizioni di vulnerabilità finanziaria (da 4,8% nel 2012 a 3,6% nel 2014): tra quelle con minori livelli di ricchezza è diminuito sia il numero degli indebitati sia la loro esposizione media.
Malgrado l’inversione di tendenza rispetto al 2015, resta alta nel 2016 la sfiducia dei cittadini nei confronti di partiti (voto medio 2,5), Parlamento (3,7), Consigli regionali, provinciali e comunali (voto medio 3,9), e nel Sistema giudiziario (4,3). La valutazione è superiore alla sufficienza solo per Vigili del fuoco e Forze dell’ordine, che insieme registrano un voto medio di 7,2, in aumento rispetto al 7,0 dell’anno precedente.
Migliora la rappresentanza femminile negli organi legislativi ed esecutivi delle istituzioni europee e nazionali, gli indicatori mostrano infatti un andamento positivo sia per l’Europa nel suo complesso, sia per l’Italia. Nel 2016, la rappresentanza italiana femminile nel Parlamento europeo tocca il 37%, nel 2009 era del 35%. Considerando i Parlamenti nazionali dei paesi dell’Ue, la media generale passa dal 24% nel 2009 al 29% nel 2016.
Nel 2014 gli indicatori relativi alla sicurezza in Italia risultano stabili o in diminuzione sull’anno precedente ma i livelli sono piuttosto differenziati sul territorio. Il tasso di furti in abitazione è più alto al Nord, ce ne sono stati 22,2 ogni mille famiglie contro una media nazionale di 17,9; i borseggi sono più frequenti al Centro (11,3 ogni mille abitanti) e al Nord (9,6) contro una media Italia di 7,9; le rapine sono invece più diffuse nel Mezzogiorno, dove nel 2014 se ne contano 1,9 ogni mille abitanti mentre il valore medio italiano si ferma a 1,5.
Migliorano i dati relativi alla violenza fisica, sessuale e psicologica contro le donne. La percentuale di donne tra i 16 e i 70 anni che hanno subito violenza fisica negli ultimi 5 anni è scesa dal 7,7% del 2006 al 7% del 2014; in calo anche la quota di quante hanno subito violenza sessuale, dall’8,9% al 6,4%.
Ancora differenze territoriali nell’erogazione dei servizi. Accessibilità, equità, efficacia sono le chiavi di lettura utilizzate per analizzare la qualità dei servizi pubblici. Fra il 2012 e il 2013 è in leggero miglioramento la percentuale di anziani cui sono stati erogati servizi di assistenza domiciliare integrata (Adi), in linea con la tendenza osservata negli ultimi anni (tra il 2004 e il 2013 si passa da 3 a 5 anziani ogni 100).

Il Rapporto Bes

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