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Rapporto Ocse, l’Italia ha bisogno di green economy

Sede Ocse
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Sono italiane più di metà delle 30 città europee con la peggiore qualità dell’aria. A differenza di molti altri Paesi dell’OCSE, la quantità dei rifiuti urbani prodotti è cresciuta più rapidamente del PIL. Le infrastrutture idriche stanno diventando obsolete e numerose falde acquifere sono inquinate o sovrautilizzate. Inoltre, circa 15 000 discariche, molte delle quali illegali, sono all’origine di fenomeni di contaminazione del suolo.
Sono alcune delle risultanze emerse dal “Rapporto dell’Ocse sulle performance ambientali dell’Italia”, presentato a Roma dal Ministro dell’Ambiente Corrado Clini e dal Direttore del Dipartimento Ambiente dell’Ocse Simon Upton.

Il documento e’ il risultato di un lavoro di raccolta di dati e analisi nel corso degli ultimi 12 mesi, che ha coinvolto istituzioni, enti, societa’ civile, imprese e istituti di ricerca. Approfondisce in particolare i settori della gestione delle risorse idriche, della lotta ai cambiamenti climatici e della “multilevel governance”, ovvero della suddivisione di responsabilità tra i livelli centrale e locale.
La fotografia del nostro paese: la sesta economia dell’OCSE e una delle più eterogenee d’Europa, caratterizzata da regioni settentrionali complessivamente più sviluppate di quelle meridionali. Dove il patrimonio naturale e culturale rappresenta una delle ricchezze più preziose. Con limitate riserve di combustibili fossili e di materie prime che la rendono fortemente dipendente dalle importazioni. Che ha adottato con buoni risultati misure per tutelare le risorse naturali e ridurre l’intensità dell’uso di materiali e di energia, tra cui una riduzione significativa delle emissioni di inquinanti atmosferici, progressi nella gestione dei rifiuti e nella tutela della biodiversità, miglioramento della qualità delle acque superficiali. In alcuni casi, la normativa ambientale italiana ha anticipato le disposizioni comunitarie in settori quali la gestione dei bacini idrografici e il trattamento dei rifiuti. Simon UptonMa nonostante i progressi compiuti, l’Italia deve affrontare importanti sfide in campo ambientale: la scarsa qualità dell’aria nelle principali città, l’aumento della produzione di rifiuti, l’inquinamento e lo sfruttamento eccessivo delle acque sotterranee, l’inquinamento e l’erosione del suolo. L’elevata densità della popolazione e le vaste aree interessate dalle attività industriali e agricole sono fonte di significative pressioni sugli ecosistemi e sull’uso del suolo.
Queste problematiche si manifestano sul territorio con differenze anche marcate tra regioni: ad esempio, le infrastrutture per la gestione delle acque e dei rifiuti nel Mezzogiorno sono insufficienti o di qualità inferiore rispetto a quelle del Nord. Il decentramento dei poteri legislativi e amministrativi alle autorità subnazionali ha, in parte, intensificato queste disparità regionali.
I recenti sforzi per rilanciare l’economia rappresentano un’opportunità per mettere in atto un sistema di gestione ambientale più coerente ed efficace. Secondo l’Ocse, l’Italia dovrebbe dotarsi di una strategia complessiva per la crescita verde al fine di assicurare che le ricchezze naturali continuino a fornire le risorse e i servizi ecosistemici da cui dipende una crescita economica sostenibile. Alcune misure adottate negli ultimi anni vanno in questa direzione, come l’aumento delle imposte sui carburanti (già tra le più alte in Europa), gli incentivi per l’uso efficiente dell’energia, e i provvedimenti per la liberalizzazione dei mercati dei servizi ambientali, energetici e dei trasporti.
Il Ministro dell’Ambiente Corrado Clini: “Desidero sottolineare il valore e l’importanza del Rapporto dell’OCSE sull’ambiente Italia 2013, che oggi viene presentato ufficialmente, in primo luogo per il suo carattere di oggettività e terzietà, essendo il frutto di un attento lavoro di analisi delle informazioni e dei dati raccolti con scrupoloso metodo, effettuato da un prestigioso organismo internazionale, dal quale l’Italia ha sempre avuto utili indicazioni per il miglioramento delle scelte politiche e di governo, principalmente in campo economico ma anche in molti altri ambiti e materie. Trasmetterò il Rapporto dell’OCSE al nuovo Parlamento affinché le raccomandazioni formulate siano tenute in considerazione nella politica per la crescita dell’Italia. Voglio ancora sottolineare la raccomandazione che considero la più rilevante tra quelle indicate dall’OCSE: l’Italia deve adottare un’agenda verde per la crescita con un programma coerente e integrato di misure per la de-carbonizzazione dell’economia, che guardi non solo al breve ma anche al medio-lungo periodo. A questo proposito oggi il Cipe ha approvato il Piano Nazionale 2013-2020 per la decarbonizzazione dell’economia. Occorre cogliere le enormi potenzialità per investimenti e lavoro presenti nei settori della green economy in senso stretto, e nelle altrettanto grandi prospettive di ripresa e di sviluppo legate alla trasformazione dei settori produttivi tradizionali e maggiormente inquinanti. Molte iniziative sono già state intraprese ma è necessario assicurarne la continuità e ampliandone la portata. Infine, voglio ribadire quanto l’OCSE raccomanda per rendere più efficiente il sistema della governance pubblica, a tutti i livelli di responsabilità, così da aumentarne l’efficacia e la capacità di rispondere alle esigenze del Paese. L’OCSE prende in esame, come caso di analisi, la gestione dell’acqua: anche in questo settore, la messa in campo delle misure necessarie per allineare la gestione e l’uso di una risorsa vitale può convertirsi in output positivi sul piano economico e sociale e deve essere integrata in un disegno più ampio di messa in sicurezza dell’assetto complessivo del territorio dal punto di vista idrogeologico.”

Leggi anche: L’Italia nel Rapporto Ocse, le tendenze ambientali

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