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Tabacco, in calo l’esposizione al fumo passivo nell’Ue. Ma non basta.

Fumo
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La Commissione europea ha pubblicato una relazione sul fumo passivo, dalla quale risulta che nel 2012 il 28% dei cittadini europei è risultato esposto al fumo passivo nei bar rispetto al 46% che si registrava nel 2009.
I dati provengono da relazioni autonome presentate dai 27 Stati membri, prodotte sull’onda della raccomandazione del Consiglio del 2009 relativa agli ambienti senza fumo (2009/C 296/02). Vi si sollecitavano i governi ad adottare e attuare, entro novembre 2012, leggi volte a proteggere i cittadini dall’esposizione al fumo di tabacco negli ambienti pubblici chiusi, sul posto di lavoro e nei trasporti pubblici.

Sfatati diversi luoghi comuni, che volevano il divieto responsabile di possibili diminuzioni delle entrate di bar e ristoranti: l’impatto economico è stato limitato, neutro e persino positivo col passare del tempo. 
Tonio Borg, Commissario europeo responsabile per la Salute e la politica dei consumatori, ha affermato: “La relazione pubblicata oggi indica che gli Stati membri hanno compiuto costanti progressi per proteggere i loro cittadini dal fumo passivo. L’esposizione dei cittadini al fumo, tuttavia, varia ancora notevolmente tra i diversi paesi dell’UE e c’è ancora una lunga strada da percorrere per trasformare in realtà lo slogan “Europa senza fumo”. Sollecito tutti gli Stati membri a intensificare gli sforzi per far rispettare la legislazione, lodo quelli che hanno adottato leggi ambiziose contro il fumo e invito gli altri a seguire il loro esempio”.
L’esposizione al fumo passivo è una fonte diffusa di mortalità, morbilità e disabilità nell’UE. Secondo stime prudenziali nel 2002 ha rappresentato la causa di morte per più di 70 000 adulti, molti dei quali non fumatori o lavoratori esposti al fumo ambientale sul posto di lavoro.

La relazione – Highlights

  • Tutti gli Stati membri segnalano di aver adottato misure per tutelare i cittadini dall’esposizione al fumo di tabacco.
  • Le misure nazionali variano notevolmente in termini di entità e portata. Circa la metà degli Stati membri ha adottato o rafforzato la propria legislazione anti-fumo a partire dal 2009. Molti, tra cui l’Italia, hanno iniziato anche prima.
  • L’aspetto dell’enforcement (applicazione delle norme) sembra essere un problema in certi Stati membri. Una legislazione complessa (ad esempio, comprendente esenzioni) risulta difficile da far rispettare.
  • Gli attuali tassi di esposizione dei cittadini dell’UE sono calati complessivamente tra il 2009 e il 2012 (ad esempio, per i cittadini che frequentano bar e mescite il tasso di esposizione è passato dal 46% al 28%). Vi sono però differenze estremamente rimarchevoli tra gli Stati membri.
  • Belgio, Spagna e Polonia sono esempi di paesi in cui l’adozione di una legislazione globale ha portato e riduzioni estremamente significative dei tassi di esposizione in un breve lasso di tempo.
  • Gli effetti positivi per la salute sono immediati e includono la riduzione dell’incidenza degli infarti cardiaci e il miglioramento della salute respiratoria.
  • Il sostegno pubblico alla legislazione anti-fumo è estremamente alto in Europa. Da un’indagine del 2009 è emerso che la maggior parte dei cittadini europei è a favore. Il sostegno della popolazione è aumentato a seguito dell’introduzione di misure efficaci.

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